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Aurélien Jacob, per gli amici Nono

03.12.2024

Aurélien Jacob è una figura imperdibile della scena del surf bretone. Anche se non è originario della regione, rappresenta l’onda del Golfo di Guascogna nelle Côtes d’Armor. Militante dell’estremo, surfista compiuto, festaiolo ed eroe internazionale, è anche istruttore di surf.
Aurel dedica il suo tempo al mare, che sia calmo o in tempesta. È partito in Indonesia con i suoi amici Ronan e Ewen per un film d’avventura: Des Iles Usions, ce ne parla, e ci rivela la trama del loro nuovo progetto. Ecco la prima parte di una lunga telefonata…

“Puoi presentarti a grandi linee?”
Beh senti, sono dell’Est della Francia e grazie a un padre militare abbiamo viaggiato molto, fino in Guyana e alla Reunion. È lì che ho cominciato a fare surf, all’età di 8 anni. Poi siamo arrivati in Bretagna, nel 1995, per la prima media. Ho viaggiato molto da allora, ma in realtà mi sono sistemato qui. Ho vissuto un po’ dappertutto in Bretagna. Così sono 22 anni che faccio surf, essenzialmente nella regione.”

“Il surf, come è iniziato per te?
Mio padre è triatleta, quindi piccolissimo, con mio fratello, ci portava spesso in piscina. Poi in Guyana trascorrevamo parecchio tempo in spiaggia e alla Reunion abitavamo vicino a uno spot di surf. In quattro e quattr’otto, ho notato che c’era un gruppetto a scuola che girava sempre insieme, erano surfisti in erba. Erano già iscritti a un club, è stato facile conoscerli e prendere qualche lezione come principiante. Abbiamo giocato tra le onde con piccole bodyboard e il giorno in cui il mio professore mi ha passato una tavola da surf e ho preso la mia prima onda in posizione distesa, è stata un rivelazione. Così ho assillato i miei genitori per andarci tutti i mercoledì, sabati e domeniche.
Una volta che ci provi, non puoi più farne a meno. Poi mio padre è stato trasferito in Bretagna e anche se il surf è molto meno sviluppato, sia da un punto di vista mediatico sia a livello delle infrastrutture, ci sono molte scuole e club. Nonostante il freddo e il fatto che si debba infilare una muta, è stato facile continuare a coltivare questa passione.”

“Il surf in Bretagna è particolare? Quali sono le caratteristiche della regione?
La Bretagna offre 2.800 km di costa, molto frastagliata, con una costa Nord sulla Manica, una costa occidentale, diciamo l’Atlantico, e una costa meridionale, nel Golfo di Guascogna. Siamo abbastanza a nord dell’Atlantico per avere molta depressione. Come per la pesca e la navigazione, il surf è abbastanza complicato con le maree, le correnti e gli scogli. È anche divertente che la costa francese, che è molto lineare, dà degli spot sistematicamente esposti, spot che si saturano quando il mareggio è troppo forte o il vento non soffia nella giusta direzione, e le onde non sono molto regolari.
La Bretagna è abbastanza particolare rispetto al resto della Francia, nel senso che si può fare surf praticamente tutto l’anno se si conoscono bene gli spot e le loro caratteristiche: l’altezza del fondale, le maree, le correnti, l’orientamento del mareggio e del vento. Al contrario, più si scende verso sud, più la costa assomiglia a una bella autostrada, e quindi appena il vento e le condizioni si degradano, non si fa surf, si fa altro… esagero naturalmente, ma è un po’ così. In Bretagna, se sei pronto a fare chilometri, trovi sempre un’onda accettabile e ci si butta in acqua.”

“La ricerca dell’onda è quotidiana…
Sì, è così… Invece, il bilancio carbonio dei surfisti bretoni è positivo (ride.) Ad esempio, oggi sono a Lorient, salgo a Loquierc, ci sono due ore di strada, domani mattina vado a scattare delle foto su uno spot segreto, ritorno poi nella stessa zona… Passi più tempo al volante che tra le onde, invece da un punto di vista della qualità delle onde, è eccezionale…”

“Il fatto di cavalcare onde diverse, ti ha permesso di adattarti più facilmente quando viaggi?
Sì, è vero. Non mi piace fare paragoni, ma la regione basca ha onde di scoglio, le Lande hanno molti spot di sabbia, come in generale tutta la costa atlantica, in Bretagna abbiamo anche degli spot di sabbia che chiamiamo “beach break”, ma abbiamo anche molte punte e spot di “reef”, di scoglio, molti sono classici, con onde che si srotolano normalmente e sono lunghe. Abbiamo anche molte onde di tipo “slab”, ovvero onde un po’ più difficili, pericolose, a filo di scoglio, con poca acqua, sono onde molto tecniche. Così, quando viaggi e ti trovi sulle onde che si srotolano sul corallo, hai molti meno timori, perché hai già cavalcato onde di scoglio, sai cosa ti devi aspettare. In ogni modo, ho iniziato a fare surf in spot con scogli e coralli, così quando sono arrivato in Bretagna, in gara, ad esempio, non appena c’erano onde più alte e più violente, ero più a mio agio, un po’ meno impressionato, necessariamente.

“Sei partito con i tuoi amici Ewen e Ronan per un viaggio un po’ singolare, avete girato un film, Des Îles Usions, che è molto impressionante, puoi dirci qualcosa di più su questo progetto?
Des Îles Usions, è il progetto di tre cittadini che vivono in armonia con “la società”, con tutto quello che ci può offrire da un punto di vista del comfort. Ad esempio, è facile prendere la macchina la mattina, andare a fare surf, poi passare in panetteria, voglio dire trovare subito qualcosa da mangiare, dormire bene la sera per essere in forma il giorno dopo, all’alba. E anche se il surf è considerato uno sport cool, è molto fisico, e il fatto di avere una buona qualità di vita ti offre la possibilità di essere in forma e di navigare bene.
Des Îles Usions, lo scopo era sapere se tutti e tre, al di fuori della nostra società, eravamo altrettanto a nostro agio su un’isola deserta, vivendo in modo autonomo e facendo surf. Abbiamo creato il progetto, abbiamo chiesto ai nostri sponsor di aiutarci (li ringrazio, sono visibili sul sito) per partire in Indonesia, con 120 kg di equipaggiamento, pannelli solari, fucili da caccia sottomarina, tavole da surf, ecc.
Ci abbiamo messo un mese per trovare un’isola deserta. È molto complicato trovare un’isola senza nessuno e avere le onde giuste, in generale non è la popolazione locale che apprezza le onde, ma i surfisti stranieri. Abbiamo trovato un’isola con due onde, una a destra e una a sinistra, e lo scopo era sopravvivere il più a lungo possibile. Ecco perché il titolo Des Îles Usions [“Disillusioni” n.d.t], volevamo rimanere 40 giorni e 40 notti, abbiamo chiesto a un pescatore a due ore dall’isola di farci sbarcare. Tranne che dopo 23 giorni eravamo completamente distrutti.
E anche se siamo riusciti a ritagliare un po’ di tempo per andare a fare surf, abbiamo trascorso le nostre giornate a cercare legna, a mantenere il fuoco acceso, a scavare una buca per trovare acqua, purificarla e combattere gli elementi, la pioggia e i temporali e soprattutto a trovare cibo per mangiare, senza dimenticare di rimanere in buona salute.”

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